PREMIO “RADICI” 2018
alla ditta FELTRINLEGNO di BARBARA FELTRIN
Tre generazioni che operano con successo nel mondo del legno.
Il -Premio “Radici” L’eccellenza dei saperi e sapori – nato con la finalità di segnalare e dare merito pubblico a chi con capacità, impegno e ingegno ha saputo valorizzare con il lavoro e l’operato nei vari settori produttivi l’estro, la creatività e l’imprenditorialità , diventando attore del rinnovamento e dello sviluppo locale e nella Provincia di Belluno, è stato consegnato quest’anno a Mel alla ditta FELTRINLEGNO di BARBARA FELTRIN
La consegna del riconoscimento è avvenuta nell’ambito dell’affermata manifestazione “Radicele” organizzata dalla Pro Loco Zumellese.
“Esempio di lungimirante imprenditorialità familiare che da tre generazioni ha saputo crescere e affrontare con coraggio e caparbietà la crisi del settore, superandola e guardando con fiducia al futuro. Da piccola bottega artigianale ad azienda volta al mercato, punto di riferimento per serietà e professionalità. Da Checo a Checo, tre generazioni che amano trasformare un tronco grezzo in pavimenti, infissi, oggetti e arredi di pregio mantenendo l’anima e lo spirito artigianale del fondatore.” Queste le motivazioni, espresse in nome della Comunità Zumellese dal Sindaco di Mel Stefano Cesa e dal Presidente della Pro Loco riportate su una pergamena.
La storia di quest’azienda ha radici ben radicate nello zumellese e inizia con il fondatore Francesco Feltrin, nato nel 1904, che nel suo piccolo laboratorio costruisce per i suoi compaesani della frazione di Carve di Mel, gli strumenti più disparati. Con pochi chiodi e tanti incastri, escono dalle sue mani dalle gabbie per i conigli a quelle per i polli, dal letto all’armadio, dalla bara alla culla. La sua laboriosità è premiata nel 1977 con la medaglia d’oro della Camera di Commercio di Belluno per la fedeltà del lavoro per i cinquant’anni d’ininterrotta attività.
Il figlio Giancarlo iniziò sin da piccolo ad aggirarsi per la piccola falegnameria acquisendo, man mano che cresceva, sempre più confidenza con le tecniche artigianali della lavorazione del legno. Giancarlo si dimostrò, sin da giovane, sveglio e intraprendente. ambizioso e sicuro di sé.
Prima ancora di compiere diciotto anni, non accontentandosi dell’ambiente paesano, e volendo imparare qualcosa di nuovo, lavorò per alcuni mesi presso un falegname di Innsbruck, in Austria. Rientrò a casa perché doveva svolgere il servizio militare che compì come alpino paracadutista. Durante il servizio militare lavorò, nel tempo libero, nella bottega di un liutaio, dove imparò a costruire chitarre e violini.
Rientrato a casa, disse al padre che se gli avesse dato la possibilità di fare qualcosa di nuovo si sarebbe fermato, altrimenti sarebbe andato in cerca di fortuna altrove.
Suo padre non si scompose e tolse dalla tasca il portafoglio e ne trasse alcuni bigliettini che gli consegnò dicendo: “Tieni, questa è l’azienda: è tua”. Su questi foglietti erano annotati i debiti e i crediti che aveva. Era tutta l’azienda, e non c’era denaro. Eravamo agli inizi degli anni ’60. Ma non fu una rottura fra padre e figlio, come spesso succede. Invece subentrò l’orgoglio di un padre che aveva intuito la volontà del figlio di voler crescere imprenditorialmente. Giancarlo, dal canto suo, era altrettanto orgoglioso delle conoscenze del padre che coinvolse nelle sue decisioni per averne pareri e suggerimenti.
Inizia così per Giancarlo un’avventura imprenditoriale che lo portò a iniziare la strada difficile nella costruzione di una nuova e più ampia falegnameria che voleva fosse dotata di nuove e moderne macchine e attrezzature. L’attività si affermò e negli anni settanta Giancarlo costruisce nell’area artigianale, sotto l’allora fiorente industria Zanussi, un capiente capannone moderno. Instancabile, Giancarlo crede nell’innovazione e nella meccanizzazione di alcune fasi lavorative. Non trovando sul mercato le macchine che gli servivano, pensò di costruirsele. Tant’è che alla fine degli anni ’70 ideò un sistema alternativo per realizzare la giunzione d’angolo fra elementi in legno e nello specifico degli angoli di serramento. Un’azienda di Vicenza costruì una macchina che lui aveva disegnato per la realizzazione di questa giunzione e ne registrò a suo nome il brevetto. In seguito ideò e fece costruire un’altra macchina, che però non fece mai brevettare. Così come ideò e costruì con Nerino Moret una macchina per incollare le tavole da pavimento. E’ stato tra i primi a riscaldare la falegnameria con una moderna e potente caldaia a biomasse utilizzando gli scarti della lavorazione.
Non solo, si mise anche a fabbricare scarponi in un capannone vicino alla falegnameria.
Nonostante fosse impegnatissimo nella sua attività, trovò il tempo di sposarsi con la sua amata Flora e sono nati le figlie Barbara e Maria e Francesco.
Instancabile, Giancarlo portò l’azienda ad avere una quarantina di dipendenti e una clientela che non solo si era allargata ad alcune Regioni italiane, ma anche in Germania e nella Repubblica Ceca. Purtroppo una malattia l’ha fermato, prima di quanto volesse per dare ancora qualcosa alla nostra Comunità. Generoso e vivace nelle sue attività, è stato anche fra i fondatori della Corale Zumellese, associazione alla quale era molto legato.
L’azienda però non si è fermata con la sua scomparsa e grazie alla determinazione e capacità della figlia Barbara, coadiuvata dal compagno Osvaldo, continua l’attività nonostante la difficile situazione del comparto. I prodotti che escono dall’azienda sono di alto profilo e propongono anche soluzioni variegate e personalizzate. Lo spirito di “Checo” Feltrin continua con Barbara e il fratello Francesco che ora è in Inghilterra dove sta approfondendo tecniche di lavorazione del legno e apportando, quello spirto tipico dei “Gusi” che è un misto d’ingegno, curiosità e imprenditorialità.
La pergamena e la targa sono state consegnate dal Presidente della Pro Loco Zumellese Simone Menel e dal delegato del Sindaco Simone Deola.
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