Carissime Amiche e Amici,
varie persone mi hanno scritto, o telefonato, chiedendomi il perché non mi vedevano più in giro e il motivo di questa mia assenza inusuale notata non solo in riunioni ed eventi, ma anche sui social o in quelli più tradizionali di qualche osteria.
Eccomi emerso da questa “clausura” forzata che mi sono imposto e che mi ha permesso di dare al nuovo libro “PIKADI PAR AN FIA” –Appesi per un fiato– una veste grafica, un’impaginazione fresca, nuova, accattivante e coinvolgente. Per questo lavoro ringrazio Antonio Genuin che mi ha sopportato-supportato nella composizione e creazione delle pagine e il direttore della Tipografia Piave Marco Maierotti che ha condiviso con piacere questo percorso.
Questo impegno ha creato un libro particolare che si potrà leggere in maniera leggera come un racconto o come un “diario di bordo” del protagonista: Bepi Belunat. Un giovane contadino nato alla fine dell’ottocento che, spinto dalla sua innata curiosità e intelligenza, va alla scoperta del mondo. Inizialmente quello del suo piccolo Paese, poi allargando l’orizzonte sulla Valbelluna, Feltre e Belluno e scollinando a quattordici anni come manovale verso la grande città di Milano.
Ma è un libro che si presta anche ad altri livelli di lettura sulla traccia dell’evoluzione socio-economica di fine ottocento e inizio del novecento. Ecco allora l’emergere della coscienza operaia e sindacale e imprenditoriale, l’affacciarsi di nuove e impensate opportunità fornite dalle scoperte tecnologiche e scientifiche di quel periodo storico.
E altri temi che andremo a scoprire nei prossimi giorni perché questo libro è come un puzzle composto di eventi che si susseguono e che apre varie porte dalle quali entrare in luoghi nuovi e finestre dalle quali guardare su un mondo scomparso. Un mondo che ha tracciato una storia di cambiamenti sociali ed economici, ma anche segnato dalla Prima Guerra Mondiale. Una guerra che si trova ancora impressa nelle ferite delle trincee presenti sul nostro territorio, sui forti e nei ritrovamenti bellici che sono il segno evidente di quegli eventi vissuti con dolore e angoscia non solo dai soldati sui campi di battaglia, ma anche da numerosi civili con le privazioni e l’occupazione nemica.
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